Programma
Il programma centrale del Festival, format evidenziati in arancione, è progettato dagli organizzatori insieme al responsabile scientifico. Il programma partecipato, format in nero, è composto da incontri proposti agli organizzatori dalle case editrici e da altri enti/soggetti che se ne assumono la responsabilità.
Per gli eventi segnalati con è previsto un servizio di traduzione simultanea. Gli eventi segnalati con
sono tradotti nella lingua dei segni (LIS).
Il comitato organizzatore del Festival dell’Economia di Trento si riserva la facoltà di apportare modifiche al programma dopo la stampa della presente pubblicazione. Le informazioni sul programma, i cambiamenti dell’ultima ora, gli spostamenti di luogo in caso di pioggia o altro, gli eventi sospesi o soppressi sono costantemente aggiornati sul sito www.festivaleconomia.it, oppure possono essere richiesti presso il punto informativo aperto nei giorni del Festival, telefonicamente alla Segreteria (tel. +39 0461 260511), o via e-mail all’indirizzo info@festivaleconomia.it.
L’ingresso a tutti gli eventi è libero e gratuito fino ad esaurimento posti. Non è prevista la prenotazione. L’accesso agli eventi in programma al Teatro Sociale e al Cinema Modena avviene con voucher. Questi saranno distribuiti presso le biglietterie a partire da due ore prima dell’inizio di ogni evento.
giovedì 30 maggio
Élite e popolo: un conflitto utile
introduce Roberto Mania
Il conflitto tra i pochi e i molti può essere l’ossigeno della libertà politica e civile. Soprattutto se – come sosteneva Machiavelli – all’interno di un “buon ordine”, i molti affamati di sicurezza controllano i pochi affamati di potere.
venerdì 31 maggio
Populismo autoritario
coordina Mario Garofalo
Pippa Norris in videoconferenza dialoga con Nadia Urbinati
Gli errori delle élite alle origini del sovranismo
introduce Giuseppe Laterza
Le élite liberali che hanno governato l’Occidente negli ultimi trent’anni hanno commesso molti errori: sottovalutazione delle disuguaglianze, utilizzo della competenza tecnica come sostitutiva della rappresentanza politica, fede nelle capacità redistributive del libero mercato, sbagliate politiche migratorie.
Un'altra globalizzazione è possibile?
introduce Carlo Martinelli
La globalizzazione è stata percepita da molti come responsabile di crescenti diseguaglianze sociali e insoddisfazione politica, che sono state ulteriormente accentuate nel corso della Grande Recessione. La critica alla globalizzazione assume comunque caratteristiche molto differenti, con risposte che vanno dal populismo xenofobo alla proposta di una “altra globalizzazione”, dal basso e inclusiva.
Globalizzazione e universalismo: i nuovi confini tra destra e sinistra
introduce Giorgio Zanchini
Negli ultimi decenni la globalizzazione del mercato non si è accompagnata all’universalismo dei diritti umani e sociali. Una divaricazione che ha favorito l’affermazione di populismo e nazionalismo e che ha rimesso in questione distinzioni consolidate, a partire da quella tra destra e sinistra.
sabato 01 giugno
La democrazia a rischio
introduce Eva Giovannini
Sempre più spesso i sistemi liberali e democratici subiscono una involuzione autoritaria anche seguendo procedure elettorali e istituzionali legali. È quanto sta succedendo nell’America di Trump e in molti altri paesi, dalla Turchia all’Ungheria. Evitare la deriva autoritaria è possibile se le classi dirigenti avvertono in tempo il pericolo e si comportano di conseguenza.
Daniel Ziblatt in videocollegamento dialoga con Sergio Fabbrini
Reddito di base, nazionalismo e globalizzazione
introduce Dino Pesole
Il reddito di base incondizionato si differenzia dall’assistenza sociale – incluso il reddito di cittadinanza italiano – in tre aspetti: è prettamente individuale, non si basa sul reddito di partenza e nemmeno sull’occupazione del beneficiario. La fattibilità politica di tale proposta richiede una qualche forma di nazionalismo? E la globalizzazione ne mina la sostenibilità economica?domenica 02 giugno
Il fallimento della sinistra
introduce Massimo Mazzalai
Perché in tutto l’Occidente le classi lavoratrici si sono spostate a destra? Apertura dei mercati, società multietnica, rivoluzioni tecnologiche, vincoli esteri e di bilancio: le ragioni del divorzio della sinistra dal suo popolo raccontate a partire dalle esperienze di un inviato in Europa, Cina e Usa.